giovedì 16 ottobre 2014

Maker Faire Rome 2014 e Dr-Jack



Nei giorni 3-4-5 Ottobre a Roma si è svolta la più grande fiera dell'innovazione tecnologia del momento: la Maker Faire che ha ospitato più di 90.000 persone.
Io ed il gruppo del Fablab Catania abbiamo partecipato come espositori presentando il salvavita Dr-Jack.
Devo dire che l'evento mi ha molto affascinato innanzitutto come appassionato e sviluppatore elettronico, difatti ho trovato vari "idoli" come Arduino, Sparkfun, Atmel, etc., ma anche per l'atmosfera che si respirava dentro: voglia di innovazione, condivisione e sapere, ma la cosa fondamentale è stata la quantità di giovani ragazzi sviluppatori. Credo che sia davvero questa la terza rivoluzione industriale e spero che il governo italiano se ne renda conto investendo e puntando l'attenzione sui ragazzi "futuro" dell'Italia.

Una cosa che però mi ha lasciato molto perplesso è stata la quantità di progetti riguardando l'internet of things ovvero le tecnologie atte a far comunicare i più disparati oggetti, anche casalinghi, con internet in modo da monitorarne le informazioni, eseguire comandi e ricevere notifiche. Questo tipo di innovazione tecnologica è destinato a prendere sempre più piede e a riscuotere molto successo, difatti molte startup stanno cercando di cimentarsi a sviluppare svariati dispositivi per l'IoT. Però mi stranisce aver visto diversi progetti con dispositivi destinati solo alla protopizzazione, ovvero utilizzabili solo da chi vuole poi realizzare un vero prodotto. Erano tutti ben fatti (con SDK etc) ma facevano tutti la stessa cosa. Mi è sembrato volessero creare "Arduino 2.0". Perchè non tentare invece di costruire un prodotto utilizzabile da tutte le persone e quindi per un'ampia scala di mercato? Mi fa pensare che queste startup aspirino soltanto ad essere comprati da qualche Big del settore perchè di schede per la protopizzazione in giro ce ne sono molte, forse troppe.



Ma veniamo a Dr-Jack: no, non è il sequel di "Dr. Jekyll e Mr. Hyde", ma un dispositivo salvavita che contiene le informazioni sanitarie di chi lo indossa. Consiste in un jack audio che, nel caso non risulti possibile comunicare a chi presta soccorso i propri dati sanitari come Nome, Gruppo Sanguigno, Allergie, Patologie e numero ICE (numero da chiamare in caso di emergenza), chi soccorre può semplicemente sfilare Dr-Jack dal collo, bracciale o dal portachiavi, dell'infortunato e inserirlo nell'ingresso delle cuffie di qualunque smartphone, tablet, pc o mac (con qualsiasi sistema operativo) e, attraverso un'apposita app (presto disponibile gratuitamente sui vari Store), è possibile leggere questi dati salvavita. 
E' pensato per le persone che soffrono di particolari patologie come il diabete o ad esempio l'Alzheimer: purtroppo si sa che i pazienti che soffrono di questa patologia perdono la memoria e non ricordano neanche di avere un dispositivo addosso, l'unica cosa che riescono a fare e chiedere aiuto. Chi soccorre potrà prendere il Dr-Jack del nonnino e inserirlo sul proprio telefono, perchè magari il nonnino neanche ce l'ha il telefono, e potrà chiamare il figlio soltanto con un click sull'app senza dover ricopiare il numero. 
E' pensato anche per i bambini che magari non sanno di essere intolleranti a qualcosa, così la maestra  a scuola non dovrà far nient'altro che inserire Dr-Jack sul proprio tablet e vedere le intolleranze del piccolo ed addirittura la dieta giornaliera che la madre ha scelto e inserito tramite interfaccia web.
Ma è stato pensato soprattutto per salvare una vita: quando si trova una persona priva di coscienza la prima cosa che occorre fare e chiamare soccorso, ma una cosa è comunicare al 118 soltanto che quella persona è incosciente, un'altra è avvisarli dicendo che la persona è incosciente ed ha già avuto in precedenza un attacco cardiaco. Informazione ottenuta grazie a Dr-Jack.
E' pensata veramente per tutti, anche per chi non ha nessun tipo di patologie e/o allergie, perchè a me farebbe piacere che, in caso di incidente, chi mi presta soccorso chiami mio padre avvisandolo dell'accaduto.
Abbiamo anche pensato di creare un'apposita app per i medici e paramedici in modo tale che possano avere tutta la cartella clinica del paziente immediatamente utilizzando lo stesso Dr-Jack, a differenza della persona che presta soccorso che può leggere solo i dati salvavita.
Stiamo valutando la fattibilità di rendere Open Source una parte del progetto anche se siamo in attesa dell'accoglimento della domandi di brevetto del dispositivo.

Naturalmente siamo in cerca di fondi in modo tale da produrre Dr-Jack in grande scala.


#JackYourLife 

Team Dr-Jack

giovedì 12 dicembre 2013

Analogico VS Digitale nell'illuminazione

Si avvicina il periodo natalizio ed ora più che mai sento forte il tema dell'analogico e digitale nell'illuminazione.

L'aggiornamento continuo della tecnologia ci ha portato, nel bene e nel male, a trasformare tutto ciò che era analogico in digitale, ma vediamo cos'è in realtà l'analogico e il digitale:

"Per analogico si intende un sistema in cui una quantità fisica continuamente variabile (ad esempio, l'intensità di un'onda audio) viene rappresentata da un'altra (ad esempio, la tensione di un segnale elettrico) nel modo più fedele possibile. È il sistema dell'imitazione, dell'opposizione originale/falso, dell'imprecisione. È digitale invece un sistema o dispositivo che sfrutta segnali discreti per rappresentare e riprodurre segnali continui sotto forma di numeri o altri caratteri. È l'universo nel quale le informazioni vengono rappresentate da stringhe di 0 e 1, attivo/inattivo, alto/basso, vero/falso. L'analogico che, come spiega la parola stessa, tende ad evidenziare il legame che esiste tra i fenomeni, secondo grandezze continue che subiscono progressive trasformazioni, è custode e testimone del tempo, della tradizione; il digitale è invece il regno dei caratteri discreti, discontinui, un mondo dove le cose non avranno sfumature. Saranno 0 o 1, dentro o fuori, bit o non-bit.
Nella parabola della sofisticazione di ciò che si ha intorno, non si inscrive solo un processo di miglioramento tecnologico, ma trovano spazio i geni nuovi di un cambiamento e di un ripensamento dell'intero modo di concepire il reale, le sue cose e gli usi che ne facciamo. Il passaggio dall'analogico al digitale non riguarda solo ed esclusivamente il mondo della tecnologia ed i suoi fruitori, non solo i massmediologi e quanti, in questi anni, si sono occupati di vecchi e nuovi media. Parlare di analogico e digitale, in fondo, significa oggi parlare delle due esclusive modalità di produzione e fruizione del flusso comunicativo (o forse, delle più importanti categorie di gestione e comprensione della realtà)." (fonte Wikipedia)

Questa diversità è sentita fortemente nel settore musicale, dove vi sono i due schieramenti: chi predilige l'analogico, quindi il vinile, e chi predilige il digitale e quindi i CD MP3. E' sentita anche nel settore Televisivo, a partire dalla costruzione delle TV con tubo catodico e quelle a LCD e Plasma, a finire dalla trasmissione dei programmi prima in analogico e poi in digitale con tutti i suoi pregi e difetti.
A questo punto mi sembra ovvia la domanda: "ma che c'azzecca l'analogico e il digitale nell'illuminazione? come può essere una lampada analogica o digitale?"
Domanda più che legittima, ma a breve avrete la risposta, prima parliamo un po' dei vari tipi di illuminazione.
Nel 1880 Thomas Edison e Joseph Wilson Swan brevettano la lampada ad incandescenza con filamento di carbonio, quasi come la classica lampada ad incandescenza che era in circolo fino a qualche anno fa.
Nel 1962 viene immesso sul mercato il primo diodo a luminescenza rossa, sviluppato dall'americano Nick Holonyak, ma solo nel 2010 viene utilizzato per la costrizione delle modernissime lampade a LED.
Vi sono altri tipi di lampade come quelle a scarica e a fluorescenza, ma mi soffermerò alle due tecnologie riportate sopra perché rappresentano per me gli antipodi: l'analogico (lampada a incandescenza) e il digitale (LED).
Ebbene si, la classica lampada ad incandescenza, per sua natura costruttiva, "illumina" quando viene fatta attraversare corrente su un filamento di tungsteno; questo passaggio di corrente, per effetto Joule, riscalda il filamento il quale diventa incandescente emettendo radiazioni visibili del bel colore caldo giallastro. Il filamento però non si illumina istantaneamente, ma gradualmente; allo spegnimento, invece, il filamento si raffredda pian pianino diminuendo gradualmente la sua intensità luminosa regalando quell'effetto "analogico" della classica lampadina. 
Il LED (sigla inglese di light emitting diode) invece è un diodo a emissione luminosa; è un dispositivo optoelettronico che sfrutta le proprietà ottiche di alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni attraverso il fenomeno dell'emissione spontanea ovvero a partire dalla ricombinazione di coppie elettrone-lacuna. Per la sua natura il LED si illumina e passa istantaneamente quindi dallo stato di OFF allo stato di ON, dallo stato 0 (ZERO) allo stato 1 (UNO). Ed è per questo che per me è "digitale".
Io amo spassionatamente le lampade analogiche perché regalano quella luce calda, accogliente e graduale alla quale sono sempre stato abituato fin da piccolo. Non c'è niente di meglio che accendere una lampada e ricevere una luce che gradualmente arriva al suo valore massimo. Naturalmente quest'effetto "graduale" dura soltanto qualche millesimo di secondo, ma quanto basta per essere piacevolmente accogliente; allo stesso modo avviene lo spegnimento: gradualmente vedrai affievolire la luce. Il LED? avete mai provato a fare attenzione alle nuove automobili e scooter con le luci dei freni a LED? Esse passano dalla massima potenza, quando viene premuto il freno, a ZERO senza che tu possa neanche accorgertene. Spesso mi sono domandato se è stata la mia impressione aver visto frenare la macchina difronte. 
Vogliamo parlare delle lampade natalizie poi?! Beh, non ho mai visto un bell'albero di Natale senza le mie amate "lucciole analogiche", delle piccole lampadine ad incandescenza che riescono sempre a farmi fermare qualche istante per vederle luccicare e accendersi e spegnersi gradualmente, con un'effetto irresistibile. Le lucciole a LED?! una emerita ciofeca, sono psichedeliche e mi trasmettono poco la sensazione di calore, le vedo più per una discoteca che per un albero di Natale.
E con ciò?! buttiamo il LED, torniamo a consumare un mare di energia sprecandola in calore?! NO. Però si può cercare di rendere il digitale un po' più analogico.
Per quanto riguarda la musica agli esordi della digitalizzazione molti fedeli del vinile erano contrarissimi al CD perché non rappresentava fedelmente la musica. Questo perché le tecniche di digitalizzazione erano ancora agli esordi e non si riusciva a campionare molti bit al secondo. Oggi, grazie alle migliori tecnologie, è tutto cambiato e molti audiofili preferiscono i CD/MP3 al vinile che si trascina dietro il fruscio della puntina sul disco.
Naturalmente, il digitale ha portato molti vantaggi anche sulle trasmissioni televisive, come ad esempio il maggior numero di canali, molti dei quali in HD, ma anche sulla tecnologia costrittiva dei televisori i quali sono molto più sottili e consumano anche meno.
Nelle lampade il "digitale" ha diminuito drasticamente i consumi riducendo anche l'energia persa in calore. Ciò non toglie il fatto che potrebbero essere "meno digitali" introducendo un sistema di accensione e spegnimento graduale nelle lampade, mantenendo il classico colore caldo che per il LED è spesso indicato come "warm white".
Forse sarò un tipo nostalgico, lo ammetto, ma l'atmosfera analogica ha sempre un certo quid in più!


venerdì 11 ottobre 2013

smartphone e device a casa, comunicazione possibile da remoto?


Oggi la comunicazione tra uno smartphone ed un qualsiasi device, controllabile da smartphone, fà schifo (scusate il francesismo, ma è proprio così).

Sono lo sviluppatore dell'applicazione iArd (link app) che permette di poter controllare e acquisire gli stati digitali e analogici del dispositivo Arduino con l'ausilio di uno shield di comunicazione (ethernet, wifi, wifly).
L'app comunica impostando l'indirizzo IP e la porta impostata nello sketch su Arduino (maggiori info sul sito www.nkcorporation.org) ed in questo modo è possibile pilotare/controllare i pin di Arduino per realizzare le più disparate applicazioni. 
Per poter controllare Arduino da remoto (fuori dalla propria rete domestica) è necessario effettuare il forward della porta di comunicazione sul router ed poi è necessario conoscere l'indirizzo IP della propria connessione domestica. Se poi avete un indirizzo IP dinamico dovreste utilizzare un dynamic dns (come no-ip) che registra di volta in volta l'IP. Il tutto facilmente configurabile da un geek, difficilmente configurabile da un comune utente.

Pensare di poter avere un dispositivo (wireless o ethernet) plug&play con questa tecnologia è pura fantasia senza l'ausilio di un tecnico che configuri il tutto (oppure siete geek e vi configurate tutto voi, naturalmente).
Questo vale anche per i "moderni" sistemi domotici e di antifurto: dentro la propria rete domestica tutto funziona benissimo, ma per poter comandare o controllare lo stato dei dispositivi da remoto è davvero un bel guaio, e la configurazione del tecnico è fondamentale. 
Ultimamente ho sentito da un collega che per poter conoscere lo stato dell'antifurto di casa, deve chiamare il combinatore telefonico e selezionare i vari numeri dal tastierino per sentire una voce che gli dice: "porta ok", oppure: "a casa c'è un ladro".
Secondo voi, ormai nel 2014, questo è da considerarsi tecnologia?!
Basti pensare che nessun sistema di demotica è plug&play e comunque la comunicazione da remoto è davvero problematica.

E' davvero così difficile poter pensare ad una lampada che si collega ad una normale presa elettrica, si inseriscono le credenziali di accesso della propria rete WiFi ed è pronta per essere utilizzata dallo smartphone, sia dentro che fuori casa, senza dover configuare nulla?!
Beh, ho già ideato qualcosa di simile che presenterò a breve :)
Stay Tuned! 

ENGLISH VERSION

Today, communication between smartphones and any device, controllable by smartphone, sucks.


I am the developer of the app iArd (link app) that allows you to control and acquire the digital and the analog states of Arduino with a shield for the communication (ethernet , wifi, wifly ) .
The app communicates setting the IP address and port set in the sketch on Arduino (more info on the site www.nkcorporation.org ) and in this way it is possible to drive / control the Arduino pin to achieve the most diverse applications .
In order to control Arduino remotely (from outside of your home network) you must forward the communication port on the router and then you must know the IP address of your home connection. And if you have a dynamic IP address you should use a dynamic dns (such as no-ip ) that records each time the IP . All easily configurable from a geek, hardly to be from a common user .

Think to have a device (wireless or ethernet ) plug & play with this technology is pure fantasy without the help of a technician (or you need to be a geek).
This also applies to the "modern" home automation and alarm systems: inside your home network everything works fine, but in order to control or monitor the status of devices remotely is really a big trouble, and the configuration of the technician is essential .
I've heard from a colleague that in order to know the status of the alarm of the house, you should call the phone dialer and select the various numbers from the keypad to hear a voice that says : "door is ok" or  "thief  warning".
Today, in 2014, this is can be considered technology?!
Suffice it to say that no system of domotic is plug & play and however remote communication is really problematic.

It' s really so hard to think of a lamp that plugs into a standard electrical outlet , you enter the login credentials of its own WiFi network and is ready to be used from your smartphone , both inside and outside the home, without having to configure anything?!
Well, I've already come up with something like that I will present soon :)
Stay Tuned !
www.ledolight.it